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Messaggio dell’Abate Donato per il Tempo di Quaresima
IL CAMMINO DELLA QUARESIMA
Omelia Mercoledì delle Ceneri 2015
Il rito di imposizione delle ceneri, prevede che il gesto sia accompagnato dalle parole: «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai» (cf. Gn 3,19) oppure da quelle che suonano così: «Convertiti e credi al Vangelo» (cf. Mc 1,15).
La prima formula, con il richiamo al disfacimento del corpo, che ritornerà appunto in polvere, pone l’accento sulla caducità della vita terrena, contrassegnata da ineluttabile transitorietà e destinata a scomparire nel tempo.
La seconda formula, alternativa alla prima, allude inveceall’incoerenza alla quale ciascuno di noi va soggetto quando si tratta di tradurre in pratica la propria fede. Benché, infatti, la professiamo con le labbra, quest’ultima entra talora in urto con la durezza del nostro cuore e fa fatica ad incarnarsi nel quotidiano. Di qui la consapevolezza che, per noi cristiani, la conversione non è un episodio isolato, ma un processo sempre in atto, che ci impegna continuamente, poiché ogni giorno Gesù ci chiama a rendere sempre più viva e ardente la nostra fede e a rinnovare la nostra adesione al suo Vangelo.
Lo stesso numero “quaranta” (che, oltre ai quaranta giorni di Gesù tentato nel deserto, richiama anche la peregrinazione del popolo di Israele verso la terra promessa), sottolinea come la vita cristiana sia un “cammino” nel tempo, dove quest’ultimo è visto come l’involucro nel quale si dispiega quel bisogno, mai completamente soddisfatto, di conformarci a Cristo.
È nel tempo, infatti, che impariamo a confrontarci con le prove della vita e a riconoscervi la presenza di Dio che ci parla. È nel tempo che facciamo il nostro apprendistato – lungo quanto sarà lunga la nostra vita – che ci insegna a spogliarci sempre più dell’uomo vecchio e a rivestire quello nuovo (cf. Ef 4,22-24), conforme all’immagine di Dio rivelataci da Gesù.
In tal senso, la vita cristiana è un cammino che avanza inesorabilmente di tappa in tappa o – come afferma suggestivamente san Gregorio di Nissa –, è un cammino che avanza «di inizio in inizio, fino all’inizio che non ha fine», fino al momento, cioè, in cui Dio ricapitolerà ogni cosa in Cristo (cf. Ef 1,10).
La prospettiva pasquale
Se la Quaresima è un tempo di conversione, nel quale concentrarci sull’essenziale e dedicarci con maggior solerzia all’ecologia del nostro spirito al fine di seguire Cristo con più decisione, è tuttavia nella prospettiva e nella luce della Pasqua che tale tempo va compreso. La vivida consapevolezza che lo attraversa, infatti, è quella del nostro appartenere a Dio. Noi siamo suoi. E anche quando sperimentiamo la caduta noi non cessiamo di appartenere a Lui: «Ricordati che noi siamo tuoi, e quand’anche dovesse succederci di cadere, rimaniamo sempre tue creature» (Domeniche di Quaresima, Inno alle Lodi), creature votate alla vita vera –quella di Dio appunto – fonte della vera gioia e della vera pace.
Gli strumenti per il cammino quaresimale
In questo cammino quaresimale, la Chiesa non manca di additarci gli strumenti necessari per poterlo percorrere al meglio. Sono gli stessi che Gesù ha evidenziato nel Vangelo odierno (cf. Mt 6,1-6.16-18). Riprendiamoli brevemente a ritroso, partendo dal digiuno e arrivando alla carità passando per la preghiera.
Il digiuno
Il digiuno fisico al quale la Chiesa ci esorta all’inizio della Quaresima ha come scopo ultimo una più viva percezione o lucidità spirituale, ossia un affinamento del nostro occhio interiore che ci permetta, da una parte, di riconoscere e smascherare il male, e dall’altra di compiere scelte illuminate dal desiderio di bene per noi e per gli altri.
In questa luce si comprende perché san Benedetto abbia scritto che «la vita del monaco deve in goni tempo conformarsi all’osservanza quaresimale» (Regola, cap. 49). Purificare il proprio cuore e dirigerlo verso il bene è, infatti, un compito che tiene occupati ogni giorno della vita.
La preghiera
L’altro aspetto che esprime bene lo spirito della Quaresima è l’invito ad intensificare la preghiera, non tanto nella quantità quanto nella qualità. Una preghiera, quindi, che non dev’essere affidata alle molte parole, ma che sia espressione di un cuore desideroso di vivere la comunione con Dio, con umile fiducia e speranza. Soprattutto, una preghiera che dev’essere intimamente connessa con l’ascolto della Parola di Dio, la quale, nutrendo la stessa preghiera, finisce col forgiare la vita dell’orante, rendendola trasparenza dell’amore misericordioso di Dio. In fondo, la preghiera è un modo eminente per riconoscere la bontà di Dio e la sua presenza amorosa nella nostra vita e per infondere forza alla nostra testimonianza.
La carità (elemosina)
Infine, nella sua grande sapienza, la Chiesa ci invita a verificare la qualità del nostro impegno quaresimale anche alla luce della carità. Ciò che non deve mai venir meno nel nostro cuore e che deve brillare al di sopra di tutto, è la carità, perché tutto un giorno avrà fine, ad eccezione della carità (cf. 1Cor 13,8). Una carità discreta, umile, che non fa chiasso per attirare l’attenzione, ma che opera nel segreto per non inquinare la gratuità del gesto. Una carità che è l’esplicitazione di un giusto rapporto con noi stessi e con Dio, è la manifestazione che il nostro cuore batte all’unisono con quello di Dio, è la prova concreta che – sull’esempio di Gesù – abbiamo fatto del dono di noi stessi il principio attivo della nostra vita cristiana. E così sia.
Fonte: http://www.abbaziamontecassino.org/